Microsoft Word - Dune 3 I FIGLI DI DUNE.doc by Darka Angel

Microsoft Word - Dune 3 I FIGLI DI DUNE.doc by Darka Angel

autore:Darka Angel [Angel, Darka]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura, Stranieri
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


La parola d’ordine mi fu comunicata da un uomo che morí nelle segrete di Arrakeen. Vedete, è lí che mi procurai questo anello a forma di tartaruga. Era nel «suk» fuori della città dove i ribelli mi avevano nascosto. La parola d’ordine? Oh, quella è stata cambiata molte volte da allora. Era

«persistenza» e la controparola era «tartaruga». Mi fece uscir vivo da lí. Per questo comperai questo anello: è un promemoria.

— Tagir Mohandis: Conversazioni con un amico

Leto si era molto inoltrato nella distesa sabbiosa quando udí il verme dietro di lui, richiamato dal suo martellare e dalla polvere di spezia che aveva sparso intorno ai cadaveri delle tigri. Ciò era di buon auspicio per l’inizio del loro piano: di solito i vermi scarseggiavano in quella zona. Il verme non era essenziale, ma era pur sempre un utile aiuto. Ghanima, in tal modo, non avrebbe avuto bisogno di complicate spiegazioni, quando non avrebbero ritrovato il cadavere di suo fratello. Leto sapeva che ormai Ghanima aveva agito su se stessa in modo da convincersi che lui era morto. Le sarebbe rimasta soltanto una minuscola, quasi impercettibile ciste di consapevolezza, un ricordo murato che avrebbe potuto esser richiamato pronunciando alcune parole nell’antica lingua che soltanto loro due condividevano, in tutto l’universo. Secher Nbiw. Se lei avesse udito quelle parole, Sentiero Dorato, soltanto allora si sarebbe ricordata di lui... vivo. Fino a quell’istante, lui, per lei, sarebbe stato morto.

Ora Leto si sentí veramente solo.

Avanzava con quel passo irregolare che si confondeva tra i suoni naturali del deserto. Niente del suo avanzare avrebbe rivelato a quel verme, dietro di lui, che lì c’era carne umana in movimento.

Era un modo di camminare così profondamente condizionato in lui, che Leto l’eseguiva senza neppure pensarci. I piedi si muovevano da soli i loro passi non avevano alcun ritmo avvertibile.

Ogni suono che i suoi piedi producevano poteva essere imputato al vento, alla gravità.

Nessun essere umano, in pratica, segnalava il suo passaggio in quella landa desolata.

Quando il verme ebbe terminato il lavoro, dietro di lui, Leto si acquattò sul pendio scivoloso di una duna e si voltò a guardare in direzione dell’Attendente. Si, era abbastanza lontano. Conficcò a terra un martellatore e attirò a sé il suo mezzo di trasporto. Il verme giunse quasi subito, dando a Leto appena il tempo di schivarlo, e inghiottí il martellatore. Mentre il verme procedeva veloce accanto a lui, Leto si agganciò al suo fianco e si arrampicò su di esso aiutandosi con gli ami del Creatore, scostò il bordo sensibile di uno degli anelli-guida, e diresse la bestia senza cervello in direzione sud-est.

Era un verme non molto grande, ma robusto. Leto poteva avvertire la forza delle sue contorsioni mentre il verme procedeva sibilando fra le dune. Una brezza fu suscitata dal loro passaggio, provocata dal calore corporale del verme e da quello prodotto dalla frizione.

Mentre il verme avanzava sulla sabbia, anche la mente di Leto procedeva rapida. Ricordò quando Stilgar l’aveva preso con sé nel suo primo viaggio su un verme. Leto dovette



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